Laureato in Sociologia, ho sempre lavorato sul web, nel web, per il web. E, fortunatamente, non solo.
Cosa so fare? Mischiare cultura umanistica e digitale e ottenere il meglio con poco.
Per molti anni mi sono trovato in una zona ibrida, in una mano il telecomando, nell’altra il mouse. Producer digitale tra TV e internet. Figura ibrida, con tutti i difetti e i pregi del caso. Siti dedicati ai format, alle fiction, casting on line, televoto, spin-off per il web. Anche in questo caso ho giocato su più tavoli: riunioni con autori, con i broadcaster, con gli sponsor ma anche e sempre maniche rimboccate, perché c’era un computer da caricare in auto o un router da sostituire al volo. Una sorta di one man show (la mia vita, in qualche modo).
Sono stato produttore esecutivo di un format dedicato allo sport solidale; due anni sulla strada, tra campi di calcio, magliette sporche e centri di accoglienza.
Parallelamente c’è stata una scommessa sul futuro: lavorare con i big data ricavabili dalle piattaforme social. All’epoca non era esattamente un argomento sulla bocca di tutti. Gambe troppo fragili per una scommessa così grande. Ma anche la soddisfazione per una visione del futuro puntuale e potente.
Da diversi anni collaboro con un’Associazione culturale. Formazione digitale sul territorio, per chi è ancora ai primi passi o per chi vuole crescere attraverso competenze nuove. Abbiamo cominciato insegnando a un intero quartiere le gioie e i dolori dei prodotti Apple, finendo per allargarci ovunque ci fosse bisogno di noi: lezioni individuali, lezioni collettive, un po’ badanti di informatica, un po’ consulenti per blog, siti, presentazioni, servizi televisivi da montare in fretta.
A tutto questo ho affiancato quello che sono: un consulente freelance per i contenuti, dai video al copywriting. Da una parte seleziono materiali e monto video, formati brevi, finalizzati per lo più al web. Piccole produzioni, snelle, agili, che coinvolgono poche persone. Un’impostazione che spesso attrae anche clienti importanti. Dall’altra scrivo testi per progetti più o meno grandi, cimentandomi con pay-off e naming (sì, sono responsabile di alcuni nomi che vedi nelle farmacie).
A chi mi suggerisce di specializzarmi in una cosa sola rispondo imparando qualcosa di nuovo. Forse perché la mia vera vocazione è proprio questa: la formazione. Imparare, insegnare, mettere in pratica. Non è proprio un punto d’arrivo, certo, perché la destinazione non arriva mai.
Ma è la dimensione perfetta per chi si gode il viaggio.